lunedì 16 luglio 2012

Premio Daunbailò al 15° Genova Film Festival!

                          
Continua la fortunata stagione di adesso come adesso: il cortometraggio di Michele Casiraghi ha vinto il premio Daunbailò al quindicesimo Genova Film Festival! Ecco la puntualissima recensione di Sara Victoria Barberis (tratta da scena-madre.blogspot.it): “Un campo di grano verde acido. Un fiore fucsia tondo che ondeggia elastico. Dove siamo? Cosa sto vedendo? In quale sogno sono capitata? Nel sogno di chi? Non mi ricordo chi diceva che guardare i film era passeggiare nei sogni di qualcuno. Il documentario di Michele Casiraghi, di cui sono già innamorata e dopo vi dirò perchè, è un'elegante passeggiata tra il dentro e il fuori. Dentro la bolla onirica si vedono eleganti dame settecentesche con barbe incolte, tatuaggi e ghigni deformi, passeggiare con grazia simulata e bere tè dai colori metallici. Arriva un maggiordomo con un vassoio di carte. Ognuno pesca una carta e legge una frase scritta da un joker bambino che scrive in un'ala del castello. Le frasi sono estratti da dialoghi di un mondo di privilegio fatto di viaggi, ristoranti newyorchesi, pensieri oziosi, involontariamente snob. Fuori dal sogno cosa c'è? Fuori c'è il vero dentro: le dame con parrucca e cipria in realtà sono detenuti di un carcere per soggetti con patologie mentali o fisiche che rendono inappropriata la loro permanenza in un carcere regolare. Telecamera fissa, sguardo innamorato, vediamo i visi, quasi sempre deturpati e infantili di queste persone che sembrano sempre sul ciglio di riscoprire la speranza, una speranza mattutina, che la giornata però spesso tradisce, chiudendosi alla sera. A ognuno di loro, questi Caini inconsapevoli, sono state girate delle carte all'apparenza maligne: malati, criminali, scenari di povertà ignoranza squallore. Quello che però colpisce di questo documentario allo stesso tempo esperienziale ed estetizzante è proprio il racconto del regista: Casiraghi ha vissuto una vita che quasi tutti considerano zuppa di privilegio: studi in un'università newyorchese, viaggi con l'ONU in Cambogia e Africa, scuola di mimo Lecoq, il massimo del radical-chic. Quando parla del film sembra non aver mai attraversato un momento di asprezza o dubbio, il viso è fermo in un'espressione di meraviglia divertita. Ma poi ti racconta che è proprio lui a tornare dentro ogni settimana, è proprio lui a preferire il dentro al fuori, ad avere bisogno di quella sincera umanità che pesca sempre le carte sbagliate”.

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